14/2- SCI DISABILI: intervista a Paolo Tavian dopo la Coppa Europa

14-2-2006 Il 90% dei traumatizzati sono vittime di incidenti. Il rapporto è di un 20% causato da incidenti sul lavoro (caduti da capannoni ed impalcature) mentre l’80% è causato da incidenti stradali (moto e macchina). Proprio per questa altissima percentuale riservata agli incidenti stradali, assieme alla finale di Coppa Europa che si è tenuta lo scorso fine settimana sullo Zoncolan, gli organizzatori hanno voluto portare avanti una campagna di sensibilizzazione per i ragazzi delle scuole, invitando gli insegnanti ad accompagnarli sulle piste a vedere i loro coetanei gareggiare.
Paolo Tavian, allenatore e responsabile tecnico per lo sci alpino della Nazionale Italiana Disabili, ci ha aiutato a percorrere questo viaggio nello “Sport Senza Confini”.
Quanto aiuta lo sport – ed in questo caso lo sci – a riprendere la riabilitazione ed a vivere una vita normale?
Parecchi dei ragazzi che abbiamo in squadra hanno avuto problemi importanti. Michael Stampfer è uno dei più forti e sarà a gareggiare sullo Zoncolan; tre anni fa è caduto da un’impalcatura e da allora è su di una sedia a rotelle. Quest’anno andrà alle Olimpiadi: ha fatto una vera scalata verticale. Sciava già prima ma non a grandi livelli. Ha superato trauma ed  ha cominciato subito a muoversi ed a fare attività e praticamente in questi tre anni ha fatto la riabilitazione sul monosci. E’ una cosa veramente eccezionale. E’ ovvio che uno che è in sedia a rotelle non cammina, però – attraverso lo sport – aiuta a sopperire, senza riabilitazione, a tutta una serie di altre problematiche che questo handicap potrebbe provocare a livello di circolazione o di muscolatura. Praticare lo sport migliora il lavoro della riabilitazione. Non a caso l’INAIL sponsorizza il Comitato Italiano Paralimpico poiché vede nell’attività sportiva una sorta di riabilitazione. L’INAIL finanzia il Comitato affinché faccia svolgere dell’attività sportiva ai ragazzi che così non vengono nelle strutture dell’INAIL stesso a fare la riabilitazione.
Quali sono invece le reazioni a livello morale?
A livello morale le reazioni sono molto soggettive: ci sono alcune persone che non si sono mai rassegnate, rimangono tristi, demoralizzate e non rendono continuando a rimurginare. La maggior parte degli atleti della squadra invece non si pone alcun problema e, probabilmente, è proprio il loro carattere che li porta a far parte di una squadra. Uno che si piange addosso non pensa mai di andare a sciare ma se ne rimane a casa per conto suo. Chi ha entusiasmo invece si butta nell’avventura, viene da noi e scia e spesso arriva anche a buoni risultati. Sciare poi, detto da tutti i disabili, è una forma di libertà immensa: la forza centrifuga in curva, i salti, le piroette che puoi fare con gli sci… sono tutti movimenti che esprimono libertà. Ed è per questo che penso che coloro che praticano questo sport e vengono da noi, nella nostra squadra, probabilmente sono persone che avevano già da prima un carattere vivace, sempre in cerca di emozioni mentre uno che resta chiuso e che già prima dell’incidente era molto introverso difficilmente riesce ad inserirsi, ma solo per sua volontà. Per quanto riguarda invece i B1, ciechi dalla nascita, bisogna dire che loro hanno sviluppato caratteristiche particolari, diverse dagli altri (quelli che diventano ciechi in un momento successivo hanno sistemi di percezione ancora diversi). Non hanno grossi problemi psicologici riguardanti il proprio handicap, non si creano particolari incertezze, vivono una vita normale, salvo le difficoltà proprie della mancanza della vista. L’attività sportiva sicuramente crea una trasformazione positiva della vita dei ragazzi che sciano o che sciavano ed ora hanno smesso per ragioni di età: sono abituati a muoversi, a prendere treni, aerei e fare una vita attiva e molto dinamica, spostandosi liberamente e senza alcun problema. Molti dei non vedenti che ho potuto conoscere in giro per il mondo e che non fanno sport (dei cantanti per esempio) sono stati abituati dai genitori a star fermi e non muoversi; ecco loro si trovano spesso in difficoltà con la deambulazione.
Lo Zoncolan offre delle piste adatte alle necessità di una gara come quella che ha ospitato? Vengono richieste protezioni particolari?
Le piste dello Zoncolan sono tecnicamente molto impegnative e la “1”, quella dove noi facciamo la gara, sicuramente non si presta per fare una sciata normale con un disabile che invece può trovare situazioni ottimali con la “2”, la “3” e la “4”. Per quanto riguarda una gara di Coppa Europa invece la pista “1”  è perfetta perché presenta delle difficoltà indispensabili per dare un certo “sale” alla gara. Tutte le piste che noi frequentiamo in Europa non hanno bisogno di nulla se non reti e tutto ciò che serve per le altre gare. L’unico problema di rilievo è l’accessibilità agli impianti: il tornello (contapersone) ad esempio per un carrozzato diventa una barriera poichè non ci passa e deve avere un’entrata separata. Un altro problema è la cabinovia del Lussari dove per  un carrozzato è impossibile sciare. Ho già portato ai responsabili di Promotur l’idea messa in atto in Austria dove sono stati creati degli impianti ibridi che usano seggiovia e cabinovia nel medesimo impianto.
Quanti atleti annovera la Nazionale Italiana?
La Nazionale Italiana lavora con circa ventidue atleti. Alle Paralimpiadi ne andranno quattordici e la selezione – due o tre posti sono in predicato – verrà fatta subito dopo la Finale di Coppa Europa. Gli atleti italiani più forti sono i non vedenti per una questione di forma e regolamenti internazionali. Sono Silvia Parente nel femminile, Gigi Bertanza  nel maschile e Gianmaria Dal Maistro nei B3 ipovedenti. Probabili medaglie potremmo vederle con Fabrizio Cardini di Cortina monosci LV11 (paraplegico), Cristian Lanthaler e Plancher Florian (LV2). La Nazionale italiana, rispetto alle altre squadre, ha finito il quadriennio olimpico, dopo le Olimpiadi del 2002, con un grosso lavoro svolto di allenamento e di gare. Non abbiamo fatto dei calcoli a livello statistico ma le ultime olimpiadi abbiamo portato a casa sei medaglie;  scaramanticamente parlando mi accontenterei di portarne a casa due o tre.
Qual è la nazione più forte?
Gli Stati Uniti, in assoluto ma non saranno presenti, mentre tra i partecipanti l’Austria che ha grosse possibilità. (ndr e che come si è visto ha vinto la Coppa Europa 2006).
Quanto supporto trovate nella stampa?
La stampa, in generale, ci supporta molto in quanto la disabilità fa notizia,  fa cronaca. Ma dobbiamo dire che complessivamente siamo soddisfatti poiché ci seguono bene ed anche in occasione di questa finale devo dire che ci hanno un grandissimo sostegno. Anzi voglio approfittare di questa intervista per ringraziare tutta la stampa nazionale ed internazionale che ci ha supportato moltissimo.
Promotur è l’ente che gestisce gli impianti della nostra regione: soddisfatto della collaborazione?
Oltre alla grandissima sensibilità dimostrata, avere Promotur al nostro fianco per una manifestazione di questo tipo è indispensabile in primo piano per i costi. Promotur assieme alla Regione dà una grossa mano all’attività dei disabili. Noi non riusciremmo ad organizzare un evento di queste portate se dovessimo affrontare tutti i costi che l’evento stesso prevede. Quindi una grossa fetta di merito della riuscita di questa iniziativa va a Promotur ed ai suoi dirigenti per la sensibilità dimostrata nei confronti nostri e dei nostri atleti e per la reale partecipazione nell’organizzazione dell’evento Altrettanto  vale per la Regione. Tra l’altro voglio ricordare che i disabili in regione hanno – unitamente all’accompagnatore – il biglietto gratis durante qualsiasi giornata di sci con la Promotur.
E mentre le piste dello Zoncolan riprendono a vivere la loro intensa stagione invernale, c’è già che col pensiero va al 2007 quando la nostra regione si candiderà per ospitare una tappa di Coppa del Mondo di Sci Alpino Disabili per vivere un’altra volta lo “Sport Senza Confini".

nella foto di Andrea Carloni, una delle grandi protagoniste sullo Zoncolan, Dalia Dameno