FONDO- Gabriella Paruzzi, il trionfo della tenacia

13-3-2004. Trionfo italiano nell’ultimo atto della coppa del Mondo femminile. Sulle nevi di Pragelato Gabriella Paruzzi ha chiuso al nono posto, conquistando per la prima volta la coppa del Mondo. Molto indietro, 23ª, la rivale in classifica generale, la norvegese Bjoergen. La gara è stata vinta da un’altra italiana, Sabina Valbusa, al primo successo in carriera. L’azzurra ha chiuso in 36’56″5, precedendo di 26″ la russa Julia Chepalova e di 29″3 la ceca Katerina Neumannova. Sesta Antonella Confortola, nona a 1’30” la Paruzzi.


Dal niente al tutto. Gabriella Paruzzi non avrebbe neanche lontanamente potuto immaginare quel pomeriggio di Falun del marzo 1999, quando per la prima volta sfiorò il podio di coppa del Mondo. Le scattò qualcosa di straordinario: “Ma allora potrei farcela?”. Fino al ’98 aveva collezionato medaglie olimpiche e mondiali soltanto in staffetta, ma da sola mai una volta a gioire. Anzi furono pianti in Val di Fiemme nel ’97 quando Sabina Valbusa, la compagna di stanza, arrivò seconda e “la Gabri”, come viene chiamata in nazionale, proprio niente. La tarvisiana dopo i Giochi di Nagano avrebbe voluto ritirarsi, sposarsi, fare figli. Ma pensava sempre: come posso chiudere così dopo aver speso una vita a macinare chilometri sugli sci, senza un briciolo di soddisfazione vera?

Fu il destino a soccorrerla, a farle cogliere l’attimo: trovò in Gianfranco Pizio un allenatore speciale, che cominciò a metterla nelle condizioni di serenità e di preparazione ideali per poter svoltare. E Gabriella cambiò, fondisticamente rinacque. “Più invecchio, più divento forte: allora non mi ritiro più”, disse dopo il primo podio a un anno dall’Olimpiade di Salt Lake City, in combinata. Un anno dopo un altro uomo, Corrado Vannini, un altro bergamasco come Pizio, fu ispirato come nessuno: nella 30 km olimpica a tecnica classica consegnò alla Paruzzi un paio di sci controcorrente, ovvero senza sciolina, “col pelo”, come si dice in gergo. Nessun’altra ebbe lo stesso coraggio di affrontare 30 km così: e Gabri trionfò davanti a Stefania Belmondo, complice l’eliminazione dalla classifica della russa Lazutina caduta nelle maglie del doping. Quella domenica 23 febbraio 2002 la Paruzzi sbarcò in un altro mondo, scoprì una nuova dimensione. Scoprirsi olimpionica senza aver vinto in Coppa del Mondo o ai Mondiali dev’essere proprio strano, straordinario.


Dicevano: è la vittoria di un giorno, tornerà nella mediocrità. Macchè, Gabri cominciò a vincere anche in Coppa, a frequentare più spesso il podio, al punto da chiudere al 3° posto finale la scorsa stagione.Ritiratasi la norvegese Martinsen, incostante la talentuosa Smigun, Gabriella in questa stagione ha meravigliato, sbancato, costruito l’impresa più difficile e stupefacente: dimostrare di essere la più completa e versatile fondista. Liberatasi dal dualismo Di Centa-Belmondo (“io sono sempre stata l’amica di tutti, in squadra m’hanno sempre voluto bene perché non amo i clan”), sfruttando una lotta al doping più efficace, a metà dl quadriennio olimpico ha costruito il trionfo più difficile con una capacità di gestione tecnica, fisica e mentale da fuoriclasse. Anche se sa “di non essere una Ferrari”, ci ha messo grinta, cuore, esperienza, costanza. S’è spesa generosa sino al termine con i crampi la 30 km di Holmnkollen, ha sfidato la norvegese Bjoergen anche sulle sprint: non ha mai conosciuto crisi quest’anno, non s’è mai risparmiata e ha avuto ragione. La sfera di cristallo è sua, strameritata. Non è più una campionessa di un giorno ma di una stagione.

Ora potrà dire che facevano bene i genitori a regalarle da bambina più sci che bambole. Ora potrà pensare a fare un altro capolavoro: il tanto desiderato figlio. Le manca solo la medaglia individuale ai Mondiali per chiudere la carriera: poi ha provato tutte le emozioni. Il marito potrà pazientare altri due anni? Già, perchè a Torino 2006, sulle piste della sfera di cristallo, Gabri ci dovrà tornare da campionessa olimpica uscente. Un ultimo atto prima di sentirsi completamente appagata. “Se vado forte perché dovrei ritirarmi?” Non lo fare, Gabri. Hai saputo aspettare i giorni della gloria, li hai saputi vivere alla grande, hai saputo inventare la terza via azzurra: quella dell’umiltà, del coinvolgimento di tutti per un’impresa dura ed esaltante. In fondo è cambiato tutto…


da www.gazzetta.it