2/12- ALPINO: è cominciata la seconda vita di Meri Perti

2-12-2008 Pista nera Alpe Limerza. Gli studenti iscritti al liceo Ingeborg Bachmann si stanno esercitando per un allenamento di supergigante dopo la Befana: il calendario indica l’8 gennaio 2008. Tra di loro c’è anche la triestina Meri Perti, sedici anni e mezzo, giovane promessa nazionale di sci, da poco approdata nella prestigiosa scuola tarvisiana. Quando è il suo turno Meri lascia dietro di sé il cancelletto e si getta a fondovalle. Alla terza porta però l’imprevisto: l’attacco di uno sci non regge. Da lì il dramma. Meri finisce contro le reti di protezione della pista per rimbalzare come un pupazzo impazzito contro un cannone sparaneve. L’impatto è violentissimo. Quasi a 100 km/h. I soccorsi per fortuna arrivano tempestivamente, ma la diagnosi dei medici è inequivocabile: la giovane sciatrice di Opicina è entrata in coma.
Da qui ha inizio la storia della seconda vita di Meri Perti, l’atleta tesserata con la società sportiva Mladina di Santa Croce che esattamente tre giorni fa è tornata a gareggiare sulle nevi di Belluno, sul monte Croce Comelico. Sì, perché Meri, dopo tredici giorni lunghissimi, infiniti, pieni di timori e speranza per familiari e amici, dopo aver oscillato su una sottile striscia tra la vita e la morte, ha rivisto la luce. E la signora Perti ricorda quell’istante come se fosse adesso: «Quando mia figlia ha riaperto gli occhi ho provato un’emozione paragonabile solo a quando l’ho vista nascere». Storia a lieto fine quella di Meri, dunque. La grandissima forza di volontà, ma anche una cospicua dose di fortuna nella sfortuna, queste le componenti che hanno permesso alla sciatrice giuliana di tornare alla normalità. Nessuna conseguenza fisica, nessun danno cerebrale, un recupero miracoloso: «Quando mi sono risvegliata ero all’ospedale di Udine, ancora intontita dai farmaci, e mi pareva di essermi risvegliata da una lunga dormita», ricorda la diretta interessata. A ricostruirle per bene tutto l’accaduto è stata la compagna e amica Eleonora Vangi, la ragazza – triestina pure lei – che era dietro a Meri durante quella terribile mattina e che di fatto è l’unica testimone di quel pauroso incidente. «Anche i miei genitori mi avevano spiegato cosa era successo ma per me era come se non fosse accaduto niente, invece quando Eleonora mi ha raccontato i dettagli per filo e per segno allora ho capito che sono stata ad un passo dalla morte, una sensazione davvero difficile da descrivere». In quelle due settimane di attesa tanti gli attestati di affetto giunti in segno di solidarietà: peluches, fiori e naturalmente moltissimi sms e telefonate dalle persone più care. Il regalo più bello? Un pettorale e una foto firmati dalla nazionale azzurra femminile di sci. «Personalmente non ricordo nulla di quello che è successo e forse questo è stato un bene perché non mi ha provocato nessun trauma», spiega la Perti. Una volta uscita dal coma (settimo livello prima, farmacologico poi) la domanda più insistente che l’atleta rivolgeva a primari dell’ospedale di Udine (il nosocomio che ha ospitato inizialmente Meri) e del Burlo Garofolo era la solita: «Quando potrò tornare a mettere gli sci ai piedi?». Sorprendendo tutti quanti e bruciando le normali tappe di recupero Meri è tornata a calcare timidamente le piste già qualche settimana fa. «All’inizio ero un po’ insicura ma è chiaro che una volta che si impara sciare non dimentica così facilmente e quindi pian pianino ho iniziato a riprendere confidenza». Lo scorso weekend la prima gara ufficiale dell’anno una Fis riservata alla categoria Giovani. «Per ora il risultato non conta, il mio allenatore mi ha detto che potevo scegliere se prendere o meno parte alla competizione e io ho optato per il sì, ma con molta tranquillità». Tempo permettendo tra pochi giorni Meri sarà nuovamente impegnata sulle piste con uno slalom a Sappada. Lo scopo attuale è quello di riprendere gradualmente la forma fisica migliore e il contatto con gli sci e la neve. Ma l’atleta triestina ha fatto un fioretto con se stessa: «Entro la fine della stagione agonistica voglio salire almeno una volta sul podio». Comunque vada, Meri la sua vittoria l’ha già ottenuta.

di Riccardo Tosques, dal Piccolo