23/1- Maestro di sci, la professionalità prima di tutto

23-1-2007 Nonostante la particolare situazione metereologica di quest’anno, l’affluenza sulle piste e il lavoro per i maestri di sci non manca. Quella del maestro (di sci alpino, fondo e snowboard) è una professione stabilita attraverso una legge nazionale approvata nel ’91, la quale ha istituito i collegi regionali, con il compito di gestire gli albi in cui devono essere iscritti coloro che praticano l’insegnamento di queste discipline. Oltre alla tenuta dell’albo, i collegi regionali si occupano della formazione dei nuovi maestri secondo delle direttive comuni a tutta la nazione e stabilite dal Collegio nazionale dei Maestri di sci in collaborazione con l’Associazione maestri di sci italiani (Amsi) e la Fisi. Anni di tradizione sciistica hanno fatto sì che il percorso formativo del maestro possa essere una garanzia per il cliente e per il futuro delle località sciistiche. «L’esperienza derivante da anni di pratica ha portato a criteri ben definiti per l’organizzazione dei corsi di formazione del maestro – spiega Mario Fabretto, presidente dell’Amsi regionale -. La durata complessiva di almeno 90 giorni, un test attitudinale molto selettivo per aumentare le percentuali di promossi all’esame finale, corsi di psicologia, pedagogia, fisica e conoscenza dell’ambiente e dell’economia montana, alte capacità di esecuzione tecnica oltre ad un’approfondita preparazione nell’ambito della sicurezza su pista, primo soccorso e soccorso valanghe. Il tutto – prosegue Fabretto – per formare maestri altamente specializzati e competenti nell’insegnamento ad adulti, bambini e disabili e per garantire un sicuro punto di riferimento dell’utente nelle località sciistiche». In altre nazioni la situazione non è però la stessa e la figura del maestro non viene formata secondo criteri di questo tipo. Si va sempre più diffondendo una formazione, sotto certi aspetti, per conto terzi. In alcuni paesi si formano, ad esempio, maestri che dovranno poi necessariamente andare ad insegnare in altri stati (esemplare il caso di S. Marino, come pure Olanda, Danimarca e Regno Unito), con corsi della durata di pochi giorni in cui si dà la possibilità a ragazzi, certamente discreti sciatori e magari atleti, di ottenere un titolo molto nominale e poco professionale. Questi paesi, spiegano dall’Amsi, non tengono conto del fatto che una professione della montagna, qual’è quella del maestro di sci, ma anche quella di guida alpina, rappresenta una risorsa di tipo economico ma anche culturale e sociale per le nazioni alpine, che devono favorire il lavoro dei propri giovani residenti in montagna, frenando l’emigrazione verso le città. Per questo l’Amsi cerca, nei suoi corsi, di fare di loro dei professionisti completi, capaci di usare lo sport ed il turismo come strumenti per la crescita della montagna. Diventare maestro di sci non è solamente un premio alla carriera di un atleta, è un mestiere che richiede passione, serietà e capacità che vanno oltre l’aspetto tecnico-esecutivo.
Intanto il collegio del Friuli Venezia Giulia ha rieletto il proprio direttivo, che vede nominati consiglieri Lorenzo Alberti (fondo), Riccardo De Infanti (alpino), Marco Del Zotto (alpino), Mario Fabretto (alpino), Alessia Follador (snowboard), Alberto Rossi (alpino) e Daniele Sabidussi (alpino). Rinnovato anche il collegio dei revisori dei conti, con le nomine di Elena Franz, Luciano Hofer e Felix Sabidussi. Il programma di quest’ anno, oltre al corso formazione maestri di sci alpino che terminerà nell’arco del 2007, prevede la promozione della visibilità del "marchio" del collegio attraverso delle locandine applicate nelle scuole e agli impianti, proprio per ridurre il rischio all’utente di cadere in mani sbagliate.