15/12- FONDO: Silvia Rupil, il ritorno più bello

15-12-2005 Ora che il sorriso è ritornato ad affacciarsi sul suo splendido volto, Silvia Rupil può rivivere due anni terribili, nei quali quella che sembrava un’irresistibile ascesa nell’olimpo del fondo, ha rischiato di troncarsi bruscamente.
Ricordiamo brevemente la vicenda: nel novembre 2003 l’allora diciottenne di Camporosso, reduce dalle cinque medaglie d’oro conquistate ai Campionati Italiani Juniores (l’anno prima erano state quattro, più un argento), cominciò ad accusare i classici sintomi (a partire da una stanchezza cronica) dell’ipotiroidisimo, in sostanza la malattia della tiroide. Impossibile allenarsi, ma questo in realtà è stato solo un aspetto secondario, perché ci sono stati problemi più seri nella vita di tutti i giorni, che Silvia (ne ha ampio diritto) preferisce tenere per sé.
"Dico solo che ho vissuto un periodo non augurabile a nessuno- dice l’atleta delle Fiamme Gialle-. Inizialmente le cure sembravano dare un riscontro positivo ed infatti nella primavera del 2004 avevo ricominciato a fare qualcosa. Dopo qualche mese, però, sono ritornata al punto di partenza".
-Poi cos’è accaduto?
"Mi sono rivolta ad altri specialisti e la situazione ha preso una piega diversa. Così a febbraio 2005 ho disputato qualche gara, anche se senza alcuna pretesa, e solo a maggio ho capito che avrei potuto ricominciare a fare sul serio".
-Qualcuno ti è stato particolarmente vicino, vero?
"Innanzitutto mia madre, che in questa circostanza è stata come una sorella. Poi mio padre, che ha sofferto quasi quanto me, ben sapendo i sacrifici che avevo fatto sin da bambina. Poi Manuela Di Centa: lei ha vissuto la mia stessa situazione, mi ha seguita passo dopo passo, invitandomi anche a casa sua. E’ stata splendida. Aggiungo il dottor Di Piazza dell’Ospedale di Tolmezzo".
-Hai temuto di non poter più sciare?
"In realtà, magari anche solo per 30′ al giorno, non ho mai smesso di allenarmi. Certo, più volte ho pensato che non ce l’avrei fatta a ritornare ai livelli di prima e non nego che l’ipotesi di mollare tutto si sia anche fatta strada. Però la malattia mi ha insegnato quali sono i veri valori della vita. Se adesso vedo qualcuno che piange alla vigilia di una gara perché ha due linee di febbre, mi viene un nervoso…".
-Il quarto e il nono posto nelle prove di Coppa Italia di Santa Caterina di inizio dicembre, a pochi decimi da atlete di Coppa del Mondo, sono state una sorpresa?
"In effetti non pensavo di andare subito così forte, anche se nei test estivi ero spesso davanti a loro. Sono stato contenta, come no. Sono conscia, comunque, che questi due anni persi conteranno molto, soprattutto nei recuperi. E poi in vita mia non ho mai fatto gare più lunghe di 10 km, perché all’epoca il doppio inseguimento ancora non esisteva. E prima di Natale, a Cogne, ai Campionati Italiani ci sarà una 10+10 km…".
-Dopo la grande stagione 2002-2003, più di qualcuno ti vedeva già a Torino. Rimpianti?
"E’ andata così, non ci posso far nulla. Ora ho altri obiettivi: rientrare in Nazionale e partecipare ai Mondiali Under 23 di Kranjska Gora, praticamente in casa".
-A metà gennaio ci sarà la tappa italiana di Coppa del Mondo in Val di Fiemme. Con il contingente nazionale, l’Italia avrà la possibilità di schierare qualche ragazza in più. Ci speri?
"In effetti non ci ho nemmeno pensato. Non saprei cosa dire; se capiterà, tanto meglio".
-Però, se tutto procederà come auspicato, nella prossima stagione un posto in squadra "A" potrebbe liberarsi…
"Questa sarà l’ultima stagione della mia compaesana Gabriella Paruzzi e probabilmente anche di Follis e Confortola, tre delle cinque componenti la prima formazione. Però non mi illudo. Intanto deve riguadagnarmi il posto nell’Under 23, poi eventualmente ne riparliamo".

di Bruno Tavosanis, dal Gazzettino