27/10- A Skipass si parlerà anche del turismo legato allo sci

27-10-2005 Nel corso della dodicesima edizione della massima rassegna nazionale del turismo invernale, ovvero Skipass, in programma a Modena da sabato 29 ottobre a martedì 1° novembre, gli addetti ai lavori del comparto turistico legato alla neve, si misureranno con i dati della ricerca Nielsen che ha evidenziato una sostanziale tenuta del segmento, rispetto al 1997.

Rispetto alla rilevazione effettuata nel 1997 dalla stessa società, l’universo italiano dei praticanti sportivi, è aumentato di circa 3 milioni di individui. Un bel 17% in più che dovrebbe prefigurare scenari rosei per l’industria dello sport. Analizzando nel dettaglio i singoli sport vediamo però che l’appeal è soprattutto rivolto verso le nuove discipline, e che alcuni sport storicamente amati dagli italiani, risentono di sensibili e preoccupanti cali di interesse. E’ il caso soprattutto di tennis e sci alpino che registrano rispettivamente decrementi del 39,7% (quasi novecentomila tennisti che hanno abbandonato la disciplina) e del 24% (corrispondente a 590mila sciatori in meno). In realtà, se analizziamo gli sport invernali nella loro globalità, vediamo che si tratta di un dato “drogato” in quanto la ricerca segnala circa 450mila praticanti di snowboard, una disciplina che non compariva nel 1997, ed un contestuale aumento di circa 30.000 fondisti (+7,8%) che riporta più o meno in pareggio l’utenza potenziale degli amanti della neve. E’ fuori dubbio che c’è una certa disaffezione alle discipline che, negli anni 80 e 90 hanno portato in montagna quasi cinque milioni di persone ogni anno. E’ pur vero che molte di queste persone sono state influenzate dalle imprese di Tomba e compagni, e che non potevano scientificamente essere contemplate nello zoccolo duro degli sciatori, ma di certo l’effetto trainante dei campioni ha avuto il suo peso determinante nel conquistare nuovi amanti delle discipline sportive invernali. Nonostante ciò, la somma totale (sci alpino + snowboard + sci di fondo) fa registrare un calo effettivo di soli 100mila praticanti in meno rispetto al 1997 (2.689.000 contro 2.788.000) e quindi una sostanziale tenuta dell’intero comparto. Per restare allo sci alpino diremo che il prototipo dello sciatore tipo –oggi – è maschio per il 59,9% del totale, e per il 45% risiede nel nord Ovest. La fascia d’età dei praticanti subisce una flessione notevole nel segmento 15-24 anni con solo l’11,8% del totale, mentre dai 4 ai 14 anni e dai 25 ai 44 è stabilmente sopra al 22% per calare nuovamente (11,8%) nella fascia d’età successiva. La media delle giornate trascorse sugli sci è di 12 giorni per ogni stagione, e la tendenza è leggermente in aumento (indice 53, considerata 50 la stabilità) Questo popolo di sciatori spende abitualmente circa 249 euro a testa ogni anno per attrezzatura ed abbigliamento sportivo per lo sci, 70 euro per corsi ed istruttori e 200 euro per gli impianti di risalita. La spesa totale è di 962 milioni di euro, 461 dei quali per sci, attacchi, scarponi e abbigliamento neve. Più o meno uguale la capacità di spesa pro capite (248 euro) per attrezzi e tute per i 461mila snowboardisti, mentre mancano i dati di spesa relativi agli amanti del fondo, essendo questa disciplina non inclusa nelle prime venti analizzate dalla ricerca Nielsen, e pertanto priva della scheda approfondimento. Lo sci alpino è al secondo posto nella speciale classifica relativa alla spesa per ciascuno sport, preceduto solo dal fitness, e davanti al nuoto, il calcetto, il calcio, che pure vantano un numero maggiore di praticanti.