FREESTYLE- Obiettivo Torino 2006 per i giovani atleti regionali

22-12-2003. Sono un centinaio in Italia gli agonisti del freestyle , un numero all’apparenza non consistente, anche se la spiegazione è semplice:
«Fra lo sci alpino e lo sci acrobatico c’è la stessa differenza che passa fra il nuoto e i tuffi- spiega Gianfranco Collinassi, udinese, responsabile nazionale e regionale della disciplina- Nel senso che per praticare il freestyle a certi livelli ci vuole un duro allenamento pluriennale e bisogna essere fisicamente preparati, perché ogni minimo errore si paga a caro prezzo».
Sono quattro le discipline del freestyle : oltre a quelle tradizionali (salti e gobbe), ora troviamo anche le novità skicross e half pipe.
Lavoro impegnativo, dunque, per Collinassi, chiamato una decina di anni fa dal compianto Giancarlo Predieri a rilanciare un settore in fase di stanca:
«Pian piano stiamo crescendo e ora abbiamo squadre discrete, oltre che molto giovani- dice Collinassi- Ovviamente il discorso è rivolto in particolar modo alle Olimpiadi di Torino 2006».
Dove, chissà, potrebbe esserci anche qualche esponente friulano:
«Al momento sono tre gli atleti inseriti nella squadra nazionale “B”, Giacomo Matiz, Monica Scarsini e Linda Sporeni– spiega Collinassi- Da noi la disciplina può essere praticata sullo Zoncolan, dove l’anno passato abbiamo creato una pista di gobbe che ha destato la curiosità di molti. Sarà un punto di riferimento importante per Giacomo e Monica, mentre Linda si è trasferita per motivi di studio negli Stati Uniti, dove troverà certamente molti meno problemi per allenarsi».
Fra l’altro il freestyle dovrebbe essere sempre praticato con la neve fresca e ormai, alle nostre quote, l’evento si verifica sempre più raramente:
«Ma la scelta della Zoncolan resta comunque importante- precisa Collinassi- perché diamo la possibilità a tutti di capire quanto la specialità sia impegnativa ma anche molto più divertente rispetto al fare sempre pali».
Il freestyle è più pericoloso rispetto allo sci alpino?
«Dipende dalla velocità, nel senso che se un ragazzino cade a 15 km all’ora sulla gobbe non si fa nulla, se il campione olimpico, che viaggia a 40, finisce per terra è un altro discorso- risponde Collinassi- La reale pericolosità deriva dal fatto che una gara di gobbe comprende due salti nei quali devono essere effettuate delle figure. E i salti, se non vengono eseguiti sin da piccoli, possono creare molti grattacapi».
Intanto nel fine settimana Giacomo Matiz HA effettato il primo assaggio di Coppa del Mondo: è stato, infatti, l’apripista della tappa in programma a Madonna di Campiglio.
Tutte le informazioni sul mondo del freestyle si possono trovare al sito www.fisifreestyle.com.


dal www.gazzettino.it


(nella foto Monica Scarsini)