CLUB- In un libro i cent’anni dello sci di fondo a Sappada

16-10-2003. “Cent’anni di sci a Sappada-Plon” è il libro in cui Eliseo Sartor e Gianluca Cian raccontano la nascita e lo sviluppo dello sci in questa località veneta, considerata a ragione uno dei più importanti centri dello sci di fondo nazionale. E’ a Sappada che il 29 gennaio 1950 si è effettuata la prima gara di fondo femminile, valida come selezione nazionale, e di Sappada è pure Verina Cecconi, una delle prime sciatrici agoniste italiane (con Ildegarda Taffra, Fides Romanin, Rosina Vuerich e Jone Paoli) che il mese successivo vennero chiamate a Autrans, in Savoia, per il corso di allenamento internazionale insieme ad atlete francesi, svedesi, svizzere e austriache. Eliseo Sartor è lo “storico” allenatore dei fondisti e uno dei quattro fondatori dell’Associazione Sportiva Camosci, della quale Gianluca Cian è l’attuale presidente. Gli altri tre sono Ferruccio Piller, Paolo Kratter e Bruno Protto.

“Scopo dell’associazione, affiliata al Comitato Carnico Giuliano (attualmente Comitato Fisi Friuli Venezia Giulia), come si legge nello statuto, è quello di favorire l’insegnamento dello sci di fondo a bambini e ragazzi, di creare una squadra agonistica di sci di fondo e di organizzare manifestazioni sportive. Proposito pienamente riuscito considerando che i primi importanti risultati agonistici sono quasi immediati e costituiscono la logica conseguenza di un lavoro programmato e metodico. Atleti come Aldo Fauner, Ugo Sartor, Pietro Fontana Hoffer, Lorella Baron, Silvio Fauner, Giuseppe Piller Cottrer proiettano immediatamente i “Camosci” fra i gruppi agonistici e più medagliati a livello nazionale. A questi primi campioni si aggiungono poi Eloisa Baron, Francesco Semenzato, Ivano Zambelli, Pietro Piller Cottrer, Enrico Tach (solo per citare i più rappresentativi) per dare ulteriore linfa ad un fenomeno che da sorpresa si è trasformato in pochi anni in un’autentica tradizione di successi. Negli anni, oltre ai campioni, nelle fila dei Camosci sono cresciuti moltissimi ragazzi e tuttora il gruppo agonistico è rappresentato da 50 fra bambini e ragazzi che, giorno dopo giorno, si appassionano sempre più al fondo e anche al biathlon. Il primo presidente fu Ferruccio Piller, grande promoter della nascita e del successivo sviluppo dell’Associazione Sportica Camosci. Passò il testimone ad Antonio Paccagnella che per 8 anni diresse il sodalizio con impegno, idee (soprattutto manifestazioni come la Coppa del Mondo o Sprintissimo) e molta passione. Poi fu la volta di Pietro Piller Roner già atleta dei Camosci e tuttora vicepresidente”.

In queste poche righe, riprese dal libro, si condensa la storia della società sportiva che ha fatto fare il salto di qualità al fondo di Sappada del quale Eliseo Sartor è stato artefice e protagonista in vari ruoli. Sul piano tecnico gli va gran parte del merito poiché ne è stato allenatore e animatore factotum per oltre vent’anni e, pur essendosi un poco defilato, ne costituisce tuttora un punto di riferimento indispensabile. Classe 1935, ha messo presto gli sci ai piedi, come del resto tutti i ragazzi di questo paese dove le prime gare di fondo risalgono al 1920, per decollare poi con l’avvento del fascismo che per lo sport ha sempre avuto un occhio di riguardo. I risultati subito ottenuti l’hanno portato all’arruolamento nella Guardia di Finanza e, quindi, all’inserimento nella nazionale giovanile allora affidata a Beng Hermann Nilsson, lo svedese chiamato in Italia in appoggio del connazionale Nordlund. Sono stati i due allenatori che hanno imposto il fondo azzurro all’attenzione mondiale. Fu Nilsson a forgiare la grande squadra che arrivò al bronzo mondiale con la staffetta del 1966 a Oslo e quindi con l’oro di Nones nella 30 km delle Olimpiadi di Grenoble nel 1968. Eliseo, purtroppo, da questa squadra rimase fuori a causa di una intossicazione che lo costrinse a smettere per qualche tempo l’attività. La riprese più tardi ma a livello regionale, con le Fiamme Gialle di Udine.

Tecnicamente ben impostato (come dimostra del resto la foto che lo riprende in un difficile passaggio in discesa), divenne prima allenatore con Macor, Genuin, Silvani, Pertile e Moriconi nel corso organizzato dal consigliere federale Cimini, poi maestro di sci e quindi istruttore dei primi corsi per maestri di sci nell’autunno 1973 a Sesto Pusteria e nella primavera 1974 in Val Formazza. Ubaldo Prucker ne era il responsabile tecnico, lui, Leonello Biondini, Franco Manfroi, Mario Bacher e Ugo Tazioli gli istruttori. E’ stato anche presidente dell’Associazione allenatori, un’associazione della quale, purtroppo, da qualche tempo si sono perse le tracce.

Della sua bravura come allenatore zonale per vent’anni parlano i nomi dei grandi atleti cresciuti alla sua scuola: non solo quelli di Sappada, come Aldo e Silvio Fauner, Pietro Piller Cottrer ed Enrico Tach, ma anche del Tarvisiano, come Giampaolo Rupil e Gabriella Paruzzi. Smessi i panni dell’allenatore, è diventato consigliere del Comitato Regionale Fisi e si è così estraniato dal direttivo dei “Camosci” lasciando il posto al figlio Ugo, che si occupa dell’allestimento del campo gare, ma è sempre in prima linea quando si tratta di organizzare qualche manifestazione. In questi casi l’esperienza di Eliseo è fondamentale, come lo è stata quando si è trattato di studiare il tracciato delle piste. La più nota, che si spingeva fino a Cima Sappada, con una lunga salita e una discesa altamente tecnica, è stata successivamente tagliata fuori dall’anello agonistico non rientrando più nei parametri Fis, sostituita da due impennate più corte ma altrettanto tecniche, intitolate a Silvio Fauner, il più titolato atleta italiano, e ai Camosci.


Ugo Sartor

Una carriera giovanile di primo piano quella di Ugo Sartor, classe 1967, che con il padre allenatore ha messo prestissimo gli sci ai piedi per le prime garette del paese, che l’hanno lanciato verso una splendida carriera giovanile. E’ secondo (individuale) e primo (in staffetta) ai campionati italiani Allievi del 1981, vince i campionati italiani Aspiranti nel 1982 e nel 1983, è secondo ai campionati italiani Juniores del 1984 e 1987, due volte primo ai campionati italiani cadetti del 1988, terzo agli Assoluti del 1991 ( 10 km). In nazionale entra nel 1983 e ci resta, come detto, fino al 1991; partecipa ai Mondiali juniores nel 1985 a Campra (Svizzera), nel 1986 a Lake Placid (USA) e nel 1987 ad Asiago. Nel suo palmares anche la Coppa Kurikkala negli anni 1984, 1985 e 1986.


Un ragazzo di classe dunque, perfetto nello stile, come del resto tutti i fondisti di Sappada dove la tecnica viene curata in paniera quasi maniacale, oggi come un tempo. Un tipo estroverso e volitivo, con tennis e nuoto come sport alternativi e musica e moto come hobbies. Aveva la strada aperta per diventare un campione ma si è tirato indietro nel 1991, unitamente a Silvano Barco, uscendo dalla nazionale quando ha visto che per ottenere risultati sul piano internazionale si sarebbe dovuto assoggettare a manipolazioni del sangue. Piuttosto che rischiare la salute, ha preferito defilarsi, farsi una famiglia, sposando Carla, una cittadina di Udine e ha continuato a gareggiare per il Centro Sportivo Carabinieri con il quale ha vinto i campionati italiani assoluti di staffetta nel 1992 e nel 1995. La prima volta con Silvio e Aldo Fauner e Alfred Runggaldier, la seconda con Andrea Longo, Pietro Piller e Silvio Fauner.

Smessa l’attività agonistica, ha continuato a prestare servizio come carabiniere, nella stazione di Forni Avoltri. Il tempo libero lo dedica ai lavori nel bosco, dove aiuta il papà e un cugino, e coltivando l’hobby della falegnameria. Dal matrimonio sono nate due figlie: la maggiore, Maddalena, ha iniziato a far fondo ma senza la grinta e l’ambizione necessarie, mentre di tutt’altra pasta sembra fatta la minore, Marianna. La classica bambina “terribile”. A 4 anni andava già per piste con il nonno Eliseo, mettendo in mostra una tecnica di tutto riguardo.

Annamaria Samassa

Tanta buona volontà, fatica e sacrifici. Su queste premesse Annamaria Samassa, classe 1942, ha costruito 12 titoli italiani: 2 juniores, 5 assoluti e altrettanti di staffetta in un periodo in cui il fondo femminile, che aveva vissuto il suo momento di gloria in occasione delle Olimpiadi di Cortina nel 1956, cominciava un periodo di declino almeno a livello di squadra nazionale. Qualche raduno e poco più. La Federazione, che disponeva di pochi mezzi, inevitabilmente li destinava al settore maschile, affidando la preparazione e il destino delle donne ai Comitati. Carnico Giuliano e Alpi Occidentali, quelli che andavano per la maggiore. Primattori a periodi alterni. Il primo, che aveva creduto nel fondo rosa e portato il maggior numero di atlete in maglia azzurra, primeggiava agli assoluti individuali e di staffetta potendo contare su Taffra, Romanin, Vicario, Vuerich, Paoli; fu però superato dal secondo quando entrarono in scena le varie Tosello, Bellon, Bottero e Astegiano. A operare successivamente l’inversione di tendenza fu Annamaria Samassa, che da Collina di Forni Avoltri, dove era nata e cresciuta, era venuta a gareggiare sull’altro versante della montagna, per lo sci club di Sappada proprio negli anni dell’effettivo boom turistico del paese. Ci venivano la nazionale di fondo e la squadra di calcio del Milan per i loro raduni.


Sulla neve si è dimostrata talentuosa fin da ragazzina quando papà Lino le faceva gli sci con le sue mani, lavorando tavole di frassino e di hickory, e cresceva nel mito di nonno Pietro, formidabile cacciatore e contrabbandiere che si serviva appunto degli sci per passare da una parte all’altra del confine con l’Austria. In quei tempi, seppur ai margini della legge, era un lavoro come un altro, che faceva correre rischi ma dava da campare. Non c’erano piste, e lei si doveva arrangiare da sola poiché i maschi dell’Associazione Sportiva Monte Coglians di Forni Avoltri la snobbavano. La consideravano quasi un intralcio. Invece dimostrò subito di saperci fare e a 16 anni era già aggregata alla nazionale venuta a Sappada per un raduno (è la terza da sinistra in prima fila). Si allenava duramente: due volte al giorno, mattino e pomeriggio. E così arrivarono, con i risultati, anche il marito, Eliseo Sartor, finanziere di Sappada, il miglior fondista della zona. Uno che entrava presto in forma, tanto da vincere quasi sempre la gara di apertura al Rolle, organizzata dalle Fiamme Gialle.

Dopo i due titoli juniores nel 1959 e nel 1960, il primo tricolore assoluto Annamaria Samassa lo conquistò al Nevegal (BL) nel 1963 in staffetta con Maria Angela Cadringer e Lorenzina Guala schierandosi per il Comitato Alpi Centrali, e fu seconda nella 10 km individuale, preceduta da Lorenzina Guala. Nel 1965 il primo titolo individuale assoluto a Caspoggio (SO) davanti a Rita Rosso e Maria De Tomasi sulla distanza dei 10 km, bissato con la staffetta del Comitato Carnico Giuliano. Con lei correvano Anita Del Fabbro e Giovanna Ortis. Nel 1966 gli assoluti si effettuano a Sappada. Sulle nevi di casa titolo individuale sulla distanza che da quest’anno viene ridotta a 5 km precedendo le piemontesi Nella Perro e Rita Rosso, e medaglia d’argento nella staffetta. Gareggia con Margherita Piller Hoffer e Giovanna Ortis, ma stavolta la squadra del Carnico Giuliano viene preceduta dalla prima formazione delle Alpi Occidentali (Tina Chapel, Rita Rosso, Nella Perro).


Un anno di pausa per la maternità, diventa mamma di Ugo e torna più forte di prima nel 1968 agli assoluti di S. Anna Pelago, sull’Appennino modenese, vincendo il titolo individuale della 5 km, che replica anche nel 1969 a Tarvisio, davanti ad Agnese Brighenti e Cristina Rizzi,accompagnandolo con quello di staffetta (con Sara Puntel e Ludovina Baschiera) e nel 1970 a Schilpario (BG) dove lascia ad un minuto la torinese Iris Peyrot e Ludovina Baschiera. Con quest’ultima e con Sara Puntel si assicura anche il titolo della staffetta. Chiude con l’agonismo nel 1971 agli assoluti di Forni di Sopra. Medaglia d’argento nella 5 km individuale, preceduta da Ines Peyrot, e d’oro nella staffetta con le stesse compagne che l’affiancano da tre anni.

Una carriera sicuramente ricca di gloria ma scarsa di benefici economici: allora, quando andava bene, ci scappava la medaglietta. Diversamente premi in natura, offerti dai negozianti locali. Unico beneficio, dopo i corsi di “nurse” della neve e di aiuto maestro, il brevetto di maestro di sci ( di discesa, poiché quello di fondo non esisteva ancora) che la Federazione riconosceva “ad honorem” a chi avesse vinto tre titoli italiani.


da www.fondoitalia.it


(nella foto Eliseo Sartor)