Everest Speed Expedition, il diario di Manuela Di Centa (5)

14-5-2003. Se guardi all’insu’ sbatti il naso proprio sulla parete di ghiaccio verticale luccicante che ti porta verso il Campo 3.


Assieme a Fabio e Dave percorro per la seconda volta l’arzigogolata Ice Fall, raggiungiamo Campo 1, dove possiamo constatare che il forte vento dei giorni scorsi ha decimato numerose tende, per fortuna le nostre hanno resistito egregiamente e ci consentono di pernottare.

Mentre mi sistemo nel sacco a pelo per la notte (a questa quota, quando tramonta il sole, la temperatura scende immediatamente intorno a –15C°), Fabio decide di fare una “puntatina cronometrata” al Campo 2 dove stanno pernottando già Silvano, Oskar e Filippo, portando a termine anche un compito datogli dal nostro capo-spedizione Manuel: consegnare i Pocket Coffee al Campo 2! Finalmente arrivati al Campo Base da un portatore dopo che ci erano stati rubati all’aeroporto di Malpensa.

Fabio ritorna dopo ottanta minuti e si infila nel sacco a pelo, dicendo: “arrivare alle diciannove a quota 6.500m del Campo 2 fa molto freddo e mi sono accorto correndo chele mani stavano diventando insensibili”.

Non si esce dalle tende prima che il sole “picchi sulle tende” si passa dall’inverno all’estate in pochi minuti. Usciamo dalla tenda del Campo 1 intorno alle otto e trenta, quando il sole sbucca dalla spalla dell’Everest.

Sciolgo la neve ed organizzo una frugale colazione, nella piccola
Abside della tenda ho una gran voglia di scoprire la traccia di salita che porta a Campo 2.

La Valle del Silenzio non sale molto di dislivello ma e’ ampia racchiusa tra altissime pareti, attraversata da lunghi e profondi crepacci. Sembra di camminare in mezzo a dune di neve con un orizzonte, irraggiungibile, interminabile.

Impiego solo tre ore, ma la sensazione che ho in questo spazio cosi’ aperto e dominato dall’alta e ripida parete dell’Everest, mi fa sentire davvero la fatica.
L’arrivo a Campo 2 è piacevole, rivedo i volti ed i sorrisi dei compagni di spedizione che mi accolgono con un abbraccio ed un piatto di bollenti tortellini.

Fabio al Campo 1 all’inizio della Valle del Silenzio, sullo sfondo il Lhotse
Il Campo è situato nel fondo della valle sull’ultima parte piana del fiume di ghiaccio, in mezzo ai seracchi, prima di cozzare contro la ripida parete che porta alle tende del Campo 3, che si intravedono lassù su come piccoli puntini incollati verso il cielo.


Sciogliere la neve ed il ghiaccio per ricavare dell’acqua da bere e cucinare, calda e fredda, e’ l’attività principale nella permanenza ai campi. Oggi mi dedico totalmente a questa attività: vado verso i seracchi piccozza in mano e frantumo dei blocchi di ghiaccio cristallino e li metto in pentola.
Aspetto con un po’ di ansia e curiosità Silvano, Fabio e Filippo che si sono arrampicati sino al Campo 3 a quota 7.400m per far ritorno in giornata. Con il binocolo tento di seguirli attraverso il lungo ma soprattutto ripido cammino.

Al loro ritorno, dopo alcune ore, quasi al tramonto, mentre mescolo una polenta sul fornellino nella zona cucina, arrivano tutti.
Mi confermano le difficoltà tecniche di questi quasi mille metri di ghiaccio ripido e l’impegno richiesto nel posizionare due tende su un pendio così ripido.

Poche ore di riposo con la testa che “batte” dimostrazione che l’altitudine continua a fare il suo effetto, e si riparte tutti assieme a “casa” al Campo Base.
In questo momento, alle 14 del 13 maggio, e’ proprio bello dopo una buona dormita ed un buon piatto di pasta, che il nostro cuoco nepalese Prem sa fare veramente bene, essere alla consolle (computer, radio, internet…) dentro la tenda mensa, e rivivere attraverso la narrazione questi giorni passati ai campi alti. Ho desiderio di notizie di casa, navigo in Internet, sfoglio un vecchio numero della “rosa” Gazzetta del due aprile che ci sta seguendo in questa avventura.

Manuela Di Centa

da www.everestspeedexpedition.com


(nella foto Manuela Di Centa e Fabio Meraldi alla consolle)