SCI FONDO- Prestigioso riconoscimento a Fides Romanin

11-5-2003.

Gianola Nonino, Letizia Moratti, Giovanna Melandri, Giulietta Masina… Fides Romanin .
A un elenco lunghissimo e prestigioso che dal 1989 premia donne che si sono distinte nei campi più disparati, la Fondazione Marisa Bellisario di Roma aggiunge un’udinese (abita in piazzale d’Annunzio), originaria di Forni Avoltri, a molti sconosciuta, visto il suo carattere schivo, ma protagonista di imprese esaltanti nella specialità di fondo negli anni cinquanta assieme alla sua grande amica-rivale tarvisiana Ildegarda Taffra.
La 15 edizione del premio “Marisa Bellisario” è stata dedicata al tema “Donna, sport più che mai” che si inserisce perfettamente nel filo conduttore di chi, partendo dallŽaltra metà del cielo, ha lasciato il segno nella società. In passato sono salite sul palco dell’Auditorium della Tecnica e Confindustria, direttamente o idealmente, Miriam Makeba, Margherita Hack, Marina Salomon, la leader dell’opposizione birmana Aung San Su Kyi, Virna Lisi, Emma Bonino, Giuliana Benetton, Lorella Cuccarini, Caterina Caselli, Marina Berlusconi, la presidente della repubblica irlandese Mari Mc Aleese; un olimpo rosa in cui la fondista udinese siede con pieno merito.

Ieri, a Roma, il presidente della Camera Pierferdinando Casini ha consegnato il riconoscimento” della fondazione a Fides Romanin in qualità di prima “alfiera” della storia olimpica italiana. Fu lei, diciassettenne, alle olimpiadi invernali del 1952, a precedere il gruppo azzurro con in mano la bandiera tricolore nello stadio di Oslo per la sfilata sotto gli occhi dei reali si Svezia, prima donna al mondo a fare da portabandiera olimpica.
La giuria l’ha scelta all’unanimità per questo episodio importante, ma non certo l’unico di una carriera ricca di soddisfazioni e iniziata tra mille difficoltà nei tempi in cui donna e sport era un binomio impensabile.
Il fisico alto slanciato, possente, se l’era confezionato aiutando la famiglia (seconda di 4 figli) nei campi e nei boschi di Forni, ma per partecipare alla prima selezione nazionale a Sappada nel 1950, dovette chiedere in prestito gli sci e infilare i pantaloni di papà Umberto, mentre per seguire (a febbraio dello stesso anno) un corso di specializzazione internazionale in Svezia, mamma Maria chiese al parroco di scrivere alla Fisi per accertarsi sull’affidabilità degli accompagnatori. A Oslo, due anni dopo, era la più giovane tra le italiane e la federazione fu costretta a truccare i documenti aumentandole una decina di mesi per trasformarla in diciottenne, età minima per gareggiare. Il 17. posto in una competizione dominata dalle scandinave dimostrò subito che nonostante l’età era la migliore delle azzurre, tutte finite alle sue spalle. Partecipa con successo ai mondiali di Falun del 1954, alle olimpiadi di Cortina del 1956 e ai campionati nazionali del 1951 e del 1956, trovando il tempo per eccellere anche nell’atletica (nel 1955 è campionessa regionale negli 800 metri, nel peso e nel disco) che le valgono offerte nella Marzotto di Valdagno e nella nazionale Fidal che rifiuta perché la sua passione rimane il fondo..
Chiude l’attività nel 1959 per dedicarsi alla famiglia cui, oltre a valori di sana moralità, tramanda passioni e potenzialità sportive.
Ad accompagnarla a Roma c’era la figlia Maria Maddalena Savonitto, fresca reduce dell’ennesimo trionfo personale, stavolta nel campionato di D di pallavolo con la Banca di Udine, quasi a significare un ideale passaggio del testimone.

Angelo Miorin

(da Il Gazzettino)