Everest Speed Expedition, il diario di Manuela Di Centa (4)

8-5-2003. La neve ed il vento annunciati puntualmente sono arrivati.
Tutto il team e’ rientrato al Campo Base: Oskar, Filippo, e Fabio abbandonano sotto la bufera il Campo 2, come quasi tutti i membri delle altre spedizioni.

“Costretta dagli elementi naturali a permanere al campo, diventa per me occasione di una nuova e particolare vita comunitaria, fatta di poche ma essenziali cose, ritmate dalla temperatura e dal vento”.

La tenda mensa è il luogo di vita comunitaria, dove si passa la maggior parte del tempo dove c’è sempre un pò di acqua calda per un the, dove si ricevono ospiti, dove vi sono tutte le apparecchiature che ci consentono di mantenerci in contatto con il mondo e con… casa. Tutte attorno le nostre piccole tende appoggiate su di uno strato sottile di ciottoli e ghiaccio, dove ci rifugiamo e passiamo la notte.
Vicino alla tenda mensa la tenda cucina, che funziona praticamente sempre, viviamo assieme agli sherpa con le loro tende che si mescolano alle nostre.

Al centro del nostro campo il Chorten , nel punto più alto con lunghe file di fazzoletti di preghiera unisce tutte le tende. Un laghetto ghiacciato a lato delle tende ci fornisce l’acqua giornaliera.


La tendina WC un pò spostata è composta da un sacco contenuto in un grande bidone blu che periodicamente viene prelevato e portato a valle con gli yak. da personale apposito (questo vale per tutte le spedizioni presenti nel Parco del Sagarmatha).

Alcuni elementi sparsi in mezzo alle tende caratterizzano la nostra piccola comunità: una doccia solare in cima ad un macigno, una parabola (fornello solare) con una cuccuma in cima, un’elica (generatore eolico) che in questi giorni gira vorticosamente, un forno solare che sembra una margherita per cuocere un buon pane, ed una fila di pannelli fotovoltaici appesi alla nostra casa che ci danno la corrente.

“Al mattino presto, vedo Prem il nostro cuoco arrivare al laghetto di fronte alla mia tenda, con la solita brocca per prelevare l’acqua dal piccolo foro fatto nel ghiaccio…E’ bello vedere questo gesto semplice, ma così determinante per la vita, come è altrettanto piacevole scoprire l’essenzialità dei gesti e delle azioni di ognuno di noi. Di fronte ad una natura così estrema un catino di acqua calda per lavarsi, una tenda accogliente ed un sacco a pelo, diventano dei lussi inimmaginabili”.

Mi accorgo piacevolmente che c’è molta pulizia il tutto il territorio del Campo Base, non ci sono carte in giro o altri tipi di immondizie. La conferma mi viene data anche dai medici volontari del Campo Base, che per il 50° anniversario della prima scalata all’Everest hanno voluto allestire un piccolo ma efficiente ospedale. Ogni spedizione deve dichiarare alla partenza da Kathmandu alle autorità ogni tipo di materiali speciali (medicinali e soprattutto batterie), che dovranno essere riportate scrupolosamente tutte a valle insieme al resto dei rifiuti. Anche noi abbiamo organizzato una piccola raccolta differenziata di rifiuti che riporteremo a valle.

In questi primi giorni di maggio la meteorologia ci e’ avversa ma ci permette comunque di godere di questo nostro piccolo villaggio. Il vento è fortissimo, l’anemometro di Filippo segna raffiche di centoventi chilometri all’ora. Fabio continua il suo programma di allenamento, vento contro o a favore a seconda se sale o se scende.

Noi attendiamo per allestire il Campo 3 condizioni migliori anche perché chi è sceso oggi ci comunica che il vento ha distrutto in buona parte il Campo 1 ed il Campo 2.

Manuela Di Centa

da www.everestspeedexpedition.com


(nella foto il Campo 1 a quota 6100m)