SNOWBOARD- Capacità e professionalità degli allenatori

30-4-2003. Proponiamo la prima parte della relazione presentata domenica scorsa a Trieste in occasione del convegno “Sinergie fra Sport Mare Montagna” dal responsabile dello Snowboard del Comitato Fisi Fvg, Paolo Bomben.
Il primo argomento è la “CAPACITÀ E PROFESSIONALITÀ DEGLI ALLENATORI

IL SIGNIFICATO DELL’ ALLENATORE

Il compito dell’allenatore consiste innanzitutto nell’incrementare la prestazione individuale e nell’ottimizzare la prestazione di una squadra o di un singolo. Sulla base di tale definizione non esistono differenze di rilievo tra l’allenamento ed l’allenatore; tuttavia in senso stretto l’allenatore concerne l’ambito direttamente legato alla competizione, solo in senso lato abbraccia anche settori parziali dell’allenamento.

Prima della competizione è necessario creare, grazie a condizioni incentivanti per la prestazione oppure condizioni scelte o modificate in maniera mirata, quelle premesse che consentono il massimo sviluppo prestativo del singolo.
L’allenatore durante la competizione è da concepire quale misura di assistenza orientata verso il fare oppure il tralasciare – anche in condizioni di gara sfavorevoli – ciò che più contribuisce alla migliore estrinsecazione individuale della prestazione. In linea di principio si constata inoltre che l’allenamento mira essenzialmente allo sviluppo prestativo, mentre un buon allenatore dovrebbe permettere l’ottima estrinsecazione prestativa.

L’allenatore in senso lato rappresenta quindi una componente integrante dell’allenamento e della competizione. Nell’ambito dell’allenamento sono da classificare tutte le misure che contribuiscono in maniera decisiva all’ottimizzazione della prestazione in allenamento e competizione.

L’ALLENATORE DOVREBBE RIUSCIRE A FAR ESPRIMERE DA UN LATO E ACCRESCERE DALL’ALTRO.

L’allenamento ed l’allenatore sono, nella loro collaborazione con gli atleti, l’anello di congiunzione tra valore effettivo e valore di riferimento. Nonostante i numerosi elementi comuni, le loro attività si differenziano notevolmente secondo la specialità e la situazione. Gli allenatori sono soprattutto responsabili per l’organizzazione dell’allenamento, ovvero per la pianificazione, l’esecuzione, l’assistenza e la rielaborazione di un mirato processo di allenamento. Tale processo di formazione mira a raggiungere, con metodi e mezzi impostati individualmente, un determinato stato di riferimento che generalmente è legato alle competizioni. In questo senso la funzione principale dell’allenamento consiste nello sviluppo della prestazione e comprende inoltre, ad esempio nella fase di rielaborazione, l’elaborazione delle riuscite e dei fallimenti.

Gli allenatori hanno invece l’ambizioso compito di portare ad estrinsecazione, il giorno della competizione, il potenziale prestativo latente degli atleti o addirittura di fare in modo che gli stessi superino i propri limiti. Il metodo di allenamento deve quindi avere inizio in allenamento, poiché un potenziale può essere estrinsecato solo se sviluppato in precedenza.

Il compito dell’ allenatore – e spesso anche la sua difficoltà – è pertanto individuare tempestivamente quali elementi, quando, per chi ed in quale forma devono essere stabilizzati, potrebbero essere modificati o dovrebbero essere applicati con successo.

Gli allenatori sono insieme spronati a tradurre in realtà le loro nozioni di orientamento; e dovrebbero dimostrare un’ottima preparazione psico – pedagogica, ma ciò che conta è soprattutto la loro capacità di implementare conoscenze di base tratte dalla teoria. In questo ambito si richiede il seguente profilo di competenze:
Un buon allenatore è innanzitutto un esperto specializzato in una disciplina che si aggiorna regolarmente, dimostra, nello scambio delle esperienze, capacità pratiche e si orienta secondo lo stato attuale della scienza dell’allenamento.

Un buon allenatore è anche un esperto dal punto di vista pedagogico e psicologico che dispone di qualità interpersonali (volte all’assistenza) differenziate e superiori alla media; spesso nelle situazioni difficili lo allenatore affronta determinati rischi ed è in grado, nell’ambito della propria competenza, anche di automotivarsi. Inoltre egli sa come gestire la sua alta responsabilità etica.
Un buon allenatore è anche uno specialista didattico-metodico che dimostra una competenza arricchita dalla riflessione e dall’esperienza nella trasmissione dei contenuti di apprendimento e pragmatici. Per ciò che concerne la guida degli individui, grazie alla struttura della sua personalità l’allenatore presenta molti caratteri ideali.

Quali sono le domande a cui un buon allenatore dovrebbe saper dare un’autorevole risposta?
Di quali informazioni determinanti per il processo necessitano gli atleti in linea di principio ed in relazione alla situazione attuale, per poter estrinsecare in maniera ottimale il loro potenziale prestativo?
Quali condizioni richiedono informazioni modificate, in che misura e per quale tipo di individuo in formazione?
Quando è necessario trasmettere e dosare quali informazioni, in modo che esse, al di là della loro giustificazione scientifica di allenamento, assumano rilevanza ai fini dell’apprendimento individuale, nonché efficacia pratica?
In quali misure di accompagnamento deve essere infine integrata la preparazione per rendere più probabile il successo?

L’allenatore diventa quindi, in misura sempre più decisiva, una forma metodica di comunicazione tra gli atleti (oppure la squadra) e lo stesso. L’obiettivo di tale collaborazione è il raggiungimento di un positivo effetto sinergico:

-L’allenatore quale contributo per l’adattamento individuale alle condizioni situazionali della competizione

-L’allenatore quale contributo all’ottimizzazione della presentazione prestativa individuale durante la competizione.

GLI OBBIETTIVI DEL METODO DI ALLENAMENTO

1) L’allenatore mira ad un rafforzamento del comportamento volto al successo

2) L’allenatore mira ad una “guida e ad una modifica del comportamento” concertate individualmente.

La sfida principale per gli allenatori, nel loro difficile percorso nell’ambito dello sport agonistico, consiste nell’intuire, oppure scoprire in qualsiasi altro modo, la miglior misura in tutte le situazioni ai fini della pianificazione e della realizzazione.

LA DIFFERENZA TRA METODO DI ALLENAMENTO ED ALLENAMENTO

Chi si allena in maniera ottimale si orienta verso un piano di allenamento impostato individualmente ed è quindi in grado, nel periodo più redditizio per l’apprendimento, di porre gli accenti più efficaci relativi al carico ed al recupero.
Le esperienze individuali e la biografia di apprendimento orientate verso il profilo di competenze specifico di disciplina, sono considerate quale approccio per integrare, nell’organizzazione dell’allenamento, le conoscenze scientifiche ed i valori ottenuti grazie all’esperienza individuale.

La sfida principale per gli allenatori, nel loro difficile percorso nell’ambito dello sport agonistico, consiste nell’intuire, oppure scoprire in qualsiasi altro modo, la miglior misura in tutte le situazioni ai fini della pianificazione e della realizzazione.

Un metodo di allenamento ottimale consiste invece nel trasmettere gli impulsi individuali più efficaci ai fini della massima prestazione agonistica. Concretamente ciò significa che un buon allenatore crea premesse e condizioni adeguate, mette a disposizione i mezzi più appropriati, applicando e realizzando con successo misure efficaci. Tale profilo di competenze non si riferisce solamente al lavoro diretto effettuato in competizione, bensì anche alla rielaborazione delle competizioni quale preparazione per il successivo futuro.
L’insieme di tali misure mira al massimo sviluppo e miglioramento della prestazione in allenamento, mentre in competizione l’obiettivo posto è la realizzazione di successo di tale potenziale.

Il metodo di allenamento ottimale, inizia quindi in allenamento e comprende tutto ciò che è possibile fare o tralasciare in maniera mirata per porre gli atleti in grado di sviluppare effettivamente in competizione il patrimonio prestativo acquisito in allenamento, di trasformarlo pertanto in prestazione.

IL METODO DI ALLENAMENTO QUALE GUIDA DEL COMPORTAMENTO

Nel metodo di allenamento inteso quale misura mirata per la guida del comportamento, deve essere considerata anche la complessa esperienza dell’atleta, ricca di diversi aspetti. Il comportamento e l’esperienza sono ambiti dell’individuo da osservare, analizzare e discutere in maniera sistematica.

Sulla base della specifica situazione di allenamento, la percezione, la sensibilità ed il pensiero dell’atleta devono essere rilevati in maniera di passione ed adeguatamente considerati. Attraverso la relativa trasmissione delle informazioni, l’ allenatore diventa una guida mirata del comportamento. In questo contesto trovano utilizzo:

· Appelli verbali

· Istruzioni

· Richiamo individuale dell’attenzione

· Misure indirette con definizione dei compiti stabilita individualmente.

L’ALLENATORE DOVREBBE RIUSCIRE A FORMARE NELL’ATLETA UNA SENSIBILIZZAZIONE EMOTIVA
L’individuo maturo si contraddistingue generalmente per la stabile fiducia in se stesso, anche nelle situazioni di gara. In mancanza di fiducia in se stessi non è possibile trovare una strategia ottimale per la risoluzione del problema:
“anche nelle situazioni sfavorevoli o cariche di difficoltà, voglio e sono in grado di trasformare con successo in prestazione il potenziale da me elaborato!”
L’autonomia sviluppata anche attraverso abilità psicoregolative richiede, quale competenza di entrambe le parti, una buona capacità di giudizio realistico della situazione e di autovalutazione; nel corso del processo, gli atleti devono essere sensibilizzati in questo ambito.

L’obiettivo di un qualsiasi processo educativo è l’autonomia. Il riuscire affinché un atleta sia allenatore di se stesso, rappresenta dunque una prospettiva pedagogica ai fini della quale l’allenatore si limita ad assumere la funzione di consulente che esplicherà con sensibilità ed in maniera mirata.

· Sviluppo del pensiero psicologico: tempestiva comprensione dei fenomeni, delle componenti della prestazione, nonché dei fattori di influenza che determinano il processo. Importante in questo ambito è ad esempio il riconoscimento delle relazioni tra tutti i tipi di meccanismi psichici relativi a se stessi ed al diretto ambiente sociale.

· Sviluppo della passione sportiva vista come una sensazione in espansione: comprensione consapevole dei processi interattivi ed approfondimento mirato di concetti propri.

· Miglioramento delle nozioni di allenamento e della capacità di applicazione delle stesse; utilizzo consapevole e mirato di conoscenze pragmatiche rilevanti ai fini dell’allenamento e della competizione.

· Ottimizzazione di una competenza differenziata di autoriflessione: valutazione critica della situazione ai fini della risoluzione dei problemi.

· Sviluppo della competenza comunicativa: miglioramento della chiarezza e della comprensibilità nell’espressione linguistica anche nell’approccio con i media.

L’ALLENATORE DOVREBBE FORNIRE UNA CONSULENZA TOTALE E FORMATIVA

Egli differenzia la sua “assistenza agli atleti” in cinque funzioni principali:

– Assistenza pedagogica

– Assistenza atletica

– Assistenza psicologica

– Assistenza nell’ambito sociale

– Assistenza nell’ambito della medicina applicata allo sport.


IMPORTANTI SONO LE FORME DI DIALOGO

La consulenza nel concetto comune sembra destare l’impressione di essere la forma di dialogo più equa nel rapporto tra atleta ed allenatore.
L’assistenza ha già in sé un carattere squilibrato, che inoltre potrebbe esprimere una certa sottomissione a tutela.

Nell’intervento è possibile riconoscere un’azione di impronta militare, che guida gli atleti in maniera autoritaria, rischiando però di interrompere il dialogo amichevole. Tuttavia vi sono atleti che sono grati o che addirittura desiderano tale tipo di guida. Con una guida dettata da terzi la pressione esterna diviene esistenziale e provoca reazioni, che hanno effetto solamente in situazioni di sofferenza generata da pressione. Inoltre tale tipo di atleta non ha bisogno di decidere tra possibili alternative ed ha quindi la possibilità di risparmiare energia.

Gli allenatori con un tipo di guida autoritaria gradiscono una certa dipendenza da parte degli atleti. Per questo tipo di allenatori perfino una matura autonomia degli atleti può divenire una minaccia.

VI SONO PARECCHIE NOZIONI DI ORIENTAMENTO A CUI DEVE SOTTOPORSI L’ALLENATORE.·
Differenze fondamentali sono da considerare nell’ allenamento rivolto a bambini, ragazzi ed adulti (anche specifiche rispetto al sesso)?

· Le particolarità che caratterizzano il talento

· Come reagiscono gli individui giovani in situazioni di stress ed in altre situazioni di competizione gravose per la prestazione?

· Che valori, motivi, interessi ed obiettivi, relazioni date da età e contesto familiare e sociale guidano gli atleti in linea di principio allo scopo sportivo?

· Quali influenze esterne allo sport sono da considerare nella pianificazione del metodo di allenamento?

· Come reagisce e chi, e con quale modello comportamentale alle componenti della situazione?

· Chi considera le sovramenzionate questioni, disponendo quindi di adeguate nozioni di orientamento è tenuto a riflettere su quali e quante informazioni utilizzare oppure trattenere in maniera mirata, in quale momento, per chi ed in che misura.
Un allenatore ottimale richiede una personalità matura e padrona di sé che dispone di ampie nozioni di orientamento.

STABILIZZAZIONE E MODIFICA COMPORTAMENTALE

Nella formulazione del messaggio l’allenatore deve disporre di una consapevolezza orientata verso i compiti e non focalizzata sugli errori. Egli è tenuto ad acquisire relative conoscenze nei settori: guida dell’individuo, comportamento legato alla guida e metodi di guida.
Esempi:

Stabilizzazione del comportamento

· Lodare.

· Richiedere ancora di più.

· Porre obiettivi più difficili.

· Dimostrare i meccanismi.

· Porre delle domande.

· Sottolineare i fattori positivi.

· Stabilizzare attraverso ripetizioni.

Modifica del comportamento

· Parlare degli errori.

· Rimproverare o minacciare.

· Critica a livello del rapporto.

· Formulare nuovamente il compito in maniera chiara.

· Stabilire nuovamente la tattica.

· Porre accenti motivanti.

· Accentuare gli aspetti positivi.


GUIDA DELLA MOTIVAZIONE

MOTIVARE

Una particolare forma di allenamento psicologico è rappresentata dallo stimolare al pensiero positivo. Gli atleti sono guidati e messi in grado passo dopo passo – anche in situazioni presumibilmente senza speranza – e sempre quando rischiano di manifestarsi malumore, collera, frustrazione e rassegnazione.
Il pensare positivamente è definito nel linguaggio di settore anche reframing ovvero incorniciare. Con questa tecnica la situazione presumibilmente senza via di uscita è posta in un quadro di riferimento diverso, il sistema attuale riconosciuto in un contesto nuovo per riacquistare speranza; a questo riguardo è importante non cadere nel plausibile pericolo di un falso abbellimento della situazione; il senso della realtà non deve andare perduto.

UN ALLENATORE DI SUCCESSO

CREDIBILITÀ

Interpretando il lavoro del allenatore quale attività positiva e costruttiva, la caratterizzazione delle sue azioni può essere espressa come segue:

Un allenatore credibile

· incoraggia e consolida, emana serenità, fiducia ed un umore di base positivo.

· mitiga e tranquillizza, chiarisce e struttura, aiuta e sostiene, è convincente sotto tutti i punti di vista e prende sul serio i propri atleti.

· ha un’immagine di sé positiva, è un buon esempio ed una persona di riferimento; è altamente motivato, ambizioso (ma non bramoso di fama).

· si distingue per una fiducia in sé stesso realistica ed orientata verso l’obiettivo; pensa in maniera positiva e trasmette forza.

· stimola e sprona con vigore, dissolve i dubbi e rafforza, presenta obiettivi motivanti ed allettanti ed impartisce compiti stimolanti.

· presenta soluzioni di successo e dimostra come le stesse possano essere realizzate, indica alternative sperimentate e tatticamente intelligenti.

· è semplicemente presente e trasmette calore interpersonale ed energia psichica.

LA COMUNICAZIONE

Nella modalità di comprensione tra allenatore ed atleta è necessario osservare quanto segue in relazione all’organizzazione dell’allenamento:

· I segnali devono essere chiari: un significato per ogni segnale.

· I segnali devono essere informativi e concisi, mai ambigui.

· I segnali per i diversi interventi devono essere chiaramente distinguibili, ad esempio sulla base del tono di voce o del diverso momento.

· I segnali devono essere positivi e controllati dal punto di vista emozionale. Non dovrebbero essere carichi di rimprovero e focalizzati sull’errore, bensì orientati verso il compito e presentare un positivo carattere istruttivo.

IN STRETTA CORRELAZIONE CON LA PRATICA

Un allenatore di successo è in grado di trasformare le proprie conoscenze teoriche in azioni di rilievo per la pratica. In questo senso egli sviluppa ed estrinseca una sensibilità di fondamentale importanza: egli trasmette, in un momento favorevole per l’atleta e quindi efficace ai fini dell’azione, quelle informazioni, indicazioni, incentivi e suggerimenti individuali che contribuiscono all’ulteriore sviluppo e quindi al successo dell’atleta.

Un allenatore non deve mai porre in rilievo se stesso e quindi essere un elemento di disturbo. Il suo compito quale esperto consiste nel porre le sue conoscenze relative alla scienza dell’allenamento e le sue capacità pedagogiche al servizio di un’ottimizzazione della prestazione, nel quadro della quale lo sviluppo della personalità assume un significato centrale. (1- continua)


Paolo Bomben


(nella foto Luca Massaro in azione)